E’ un tessuto raffinato ed elegante che non passa mai di moda. La fantasia bicolore del pied-de-poule si basa sulla ripetizione di quadretti spezzati e allungati che creano un forte effetto ottico, combinando due parti di colore diverso. Si ottiene intrecciando quattro fili di colore diverso, tradizionalmente bianco e nero, con cui si disegna una sorta di scacchiera, oggi ci sono moltissime varianti di colore.
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Il pied de poule, letteralmente "zampa di gallina", o houndstooth in inglese come “la forma di un dente di un segugio” come ricorda simpaticamente la sua forma, non ha origini ben definite, compare certamente nella Scozia del 1800 e veniva utilizzato su pantaloni,sciarpe e capispalla realizzati in panno di lana intrecciata per i pastori, che li indossavano durante le loro lunghe giornate al pascolo. Grazie alla pesantezza del tessuto, si poteva contare su una dose extra di protezione; per lungo tempo il pied de poule è stato però riservato esclusivamente all’armadio maschile.
Fu sdoganato solo nel 1934 quando il Re Edoardo VIII, Principe di Galles, noto per il suo particolare gusto per la moda, indossa un completo in pied de poule che viene ripreso e commentato nell'edizione del 15 gennaio 1934 della rivista Vogue. È l’inizio di un mito. Da lì a poco la nobiltà e l’alta borghesia inglese iniziarono ad indossarlo sempre più frequentemente fino a renderlo un tessuto alla moda e ricercato.
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La consacrazione finale arriva con Christian Dior, tra la fine degli anni 40 ed i primi anni 50 quando identifica il pied de poule come simbolo di classe ed eleganza tanto da utilizzarlo come packaging per il suo più celebre profumo, Miss Dior. In seguito, scelse proprio questa fantasia per alcuni dei suoi iconici completi e accessori. Da quel momento questa fantasia optical, venne riproposta e adottata da diversi stilisti che, nel tempo, lo hanno fatto diventare un vero e proprio trend.
Il debutto in passerella avviene, invece, con i celebri tailleur in tweed di Chanel disegnati da Karl Lagerfeld che danno lì il via ad una vera e propria mania. Louis Vuitton, Emporio Armani e Moschino utilizzarono il pied de poule per le loro collezioni, conquistando anche le star del red carpet. Più tardi, Chanel, Albino, Moschino, hanno riproposto la fantasia optical su pantaloni, giacche e abiti. Altri stilisti iniziano a reinterpretarlo in chiave più moderna e a declinarlo anche su capi e accessori più sportivi, rendendolo ancora più facile da portare.
Negli anni settanta si affermava l’Optical Art che utilizzava fantastiche geometrie per creare delle illusioni ottiche. Il pied de poule diventa un must di quel periodo tanto da essere usato come rivestimento per la storica egg chair.
Un'università americana ha tentato di registrare il pied de poule perchè era il motivo del suo allenatore storico di football, Paul "Bear" Bryant che camminava spesso in disparte con il suo cappello fedora pied de poule nei giorni di gioco. Proprio come l'eredità di Coach Bear Bryant, il pied de poule sopravvive attraverso i fan dell'Alabama.
Il pied de poule, grazie alla sua fantasia optical che si presta agli abbinamenti più svariati e originali, è un evergreen che non può mancare nell’armadio invernale.
L'arte e l'energia di Firenze ci hanno sedotto durante un veloce weekend di fuga. I capolavori di Palazzo Pitti e i giardini di Boboli hanno dato il via al turbinio.
Il secondo giorno ha svelato gemme nascoste. L'arte iconica di Piazza della Signoria e la serenità degli affreschi del Museo San Marco ci hanno lasciato senza fiato. Il vivace caos del Mercato Centrale e la cupa bellezza di Santa Croce hanno offerto esperienze contrastanti.
Una tipica trattoria toscana ci ha dato le energie per la nostra scalata alla cupola del Duomo per un'ultima, indimenticabile vista. Firenze, un'accattivante miscela di arte, storia e cultura, ci ha rubato un pezzo di cuore. Tutto ciò che ci serviva era il nostro zaino Este in denim con una pochette abbinata.
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