Sveliamo la storia e il processo di una delle pratiche più antiche (e sostenibili) del trattamento della pelle. Un metodo artigianale che Nosetta è fiera di utilizzare.
C’è molta confusione al riguardo e perfino il suo nome può trarre in inganno. Al contrario di quel che si potrebbe pensare, non si tratta di una pelle di origine vegetale derivante ad esempio da funghi o piante. O di un'alternativa vegana. Con la sigla “Pelle a concia vegetale” si fa riferimento al suo particolare trattamento di lavorazione, chiamato appunto concia: un processo molto antico e risalente alla preistoria che permette di arrestare il declino organico delle pelli grezze, garantendogli conservabilità e durata.
Questo processo è anche simbolo di artigianalità Made in Italy, poiché richiede specifiche conoscenze manuali, molto tempo di lavorazione e soprattutto la partecipazione di elementi al 100% naturali. La tradizione italiana vanta numerosi distretti con esperienza secolare, i più famosi si trovano in Toscana e Campania, dove la tecnica e la passione si tramandano “di padre in figlio”.
È importante conoscere che nessun animale viene ucciso per la sua pelle. Al contrario, le pelli grezze utilizzate dalle concerie derivano dagli scarti dell'industria alimentare, che altrimenti avrebbero un notevole impatto ambientale nel loro smaltimento.
Tale lavorazione è sempre stata una necessità e ha subito un’evoluzione nel corso dei millenni. E se in principio si parlava di un sottoprodotto, a lungo andare il pellame è diventato materia prima.
Il metodo “vegetale” è così chiamato perché interamente rispettoso dell’ambiente. E’ basato, infatti, sull'utilizzo di tannini naturali ricavati dalle cortecce di mimosa, castagno, quercia (o affini) e coadiuvato da nuove tecnologie innovative e dal lento scorrere del tempo.
Ciò che distingue e rende speciale questo processo, riguardante il 10% della produzione totale mondiale di pelle, è riassunto nei punti di seguito:
1. La lentezzadel processo: 60/90 giorni contro le 24 ore di una concia industriale di massa (l’altro 90 % circa)
2. La necessità di un personale adeguatamente formato per seguire tutti i passaggi del processo: reidratazione, rimozione dei peli, tintura in ammollo, asciugatura, imbottitura con cere speciali e rifinitura con cere e sigillante protettivo.
3. La possibilità di utilizzare pellami più spessi, con un maggior corpo e carattere, perfetti per la realizzazione di borse.
4. Il migliore invecchiamento raggiunto grazie allo sviluppo nel corso del tempo di una ricca patina dall’odore inconfondibile.
5. La complessiva biodegradabilità del prodotto alla fine del suo ciclo di vita, attraverso l’impiego di materiali naturali e rinnovabili al posto di coloranti azoici, nichel, PCP o cromo VI, dannosi non solo per l'uomo ma anche per l'ambiente.
6. La caratteristica anallergicità, perfetta per cuti sensibili o che hanno sofferto di reazioni allergiche da contatto con i metalli pesanti, tanto economici quanto tossici e inquinanti.
E’ un processo interamente circolare: molte delle sostanze utilizzate durante la concia vengono recuperate, riciclate e riutilizzate in diversi ambiti; il pelo rimosso dalle pelli grezze viene trasformato in fertilizzante agricolo e i fanghi prodotti dagli impianti di depurazione vengono riconvertiti per diventare materiale da costruzione.
Si può concludere affermando che la pelle conciata al vegetale sia l’unica vera alternativa sostenibile e sicura per la salute della persona.
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